La Notte di Kupala è la più antica festa slava. È così antica che è difficile identificarne le origini e le tradizioni esatte. La cancellazione delle feste pagane dal calendario cristiano dei fedeli ha ulteriormente contribuito a confonderne la forma, i riti e le origini. Resta comunque, già nella sua nuova veste festiva, una festa bella e suggestiva, alla quale sarà dedicato il testo che segue.
La notte di Kupala, o l’antico San Valentino slavo
La notte tra il 21 e il 21 giugno, nota anche come Notte di Kupala, era (ed è tuttora) la notte più corta dell’anno. La terra, dopo la stagione primaverile, stava entrando nell’estate, i campi, gli alberi e i prati erano pieni di doni pronti per essere raccolti e mietuti. Questo periodo, unito al bel tempo, al calore e al verde, favoriva il desiderio di giocare, che non era estraneo agli antichi slavi. Il periodo della mietitura, un momento per raccogliere le forze prima del lavoro del raccolto, era un momento per pensare all’amore. Per questo motivo, la festa è chiamata anche festa della fertilità e del raccolto.
Naturalmente, a quei tempi i matrimoni erano più che altro il risultato di un accordo tra le famiglie e venivano organizzati dai genitori o da sensali di matromoni professionisti, ma ai giovani veniva lasciata una possibilità in questa notte dell’anno in cui potevano scegliere il proprio partner. In quel momento, erano guidati dai sentimenti, dall’attrattiva, dalla giovinezza, dall’affetto e dal vigore e non da considerazioni pratiche, come accadeva quando gli anziani del castello sceglievano i loro sposi.
Per attirare l’attenzione dei giovani, le ragazze intrecciavano ghirlande di fiori colorati, altre piante o erbe. Poi vi mettevano delle candele e le facevano galleggiare liberamente sull’acqua. Se una delle ghirlande si impigliava nei cespugli e la fiamma della candela si spegneva, significava che l’anno successivo sarebbe stato difficile per le donne dal punto di vista amoroso. Gli scapoli cercavano di districare le ghirlande, “salvando” così la situazione. Le ghirlande che galleggiavano liberamente nell’acqua venivano ripescate dai ragazzi, che poi avevano il compito di trovare le loro proprietarie ed eventualmente, per volontà di entrambi, potevano diventare ufficialmente una coppia. Spesso i giovani che si erano già affezionati facevano in modo che la ghirlanda giusta andasse al ragazzo giusto. A quel punto diventavano una coppia e potevano trascorrere la serata insieme senza risparmiarsi alcuna vicinanza o tenerezza. Inoltre, avevano il permesso di camminare da soli nella foresta durante la notte. A questo si collegava un’altra leggenda, quella del Fiore di Felce. La leggenda dice che, presumibilmente in quella notte e solo in quella notte, il fiore della felce fiorisce per poche ore. Si tratta di un fiore di straordinaria bellezza, che la terra produce grazie all’intervento di Perun, re degli dei slavi. Il ritrovamento del fiore di felce doveva essere foriero di fortuna, prosperità e abbondanza per chi lo trovava. Come si può intuire, trattandosi di una leggenda, i giovani escursionisti non trovarono il fiore durante le loro passeggiate notturne, ma probabilmente non era il tempo perso e, di conseguenza, erano molto soddisfatti delle loro escursioni notturne.
Notte del fuoco e dell’acqua
Gli Slavi erano molto legati alla natura e agli elementi nelle loro tradizioni. Non a caso, il fuoco e l’acqua occupavano un posto importante anche durante le celebrazioni della Notte di Kupala.
Era allora consuetudine bruciare dei falò, la cui accensione avveniva in modo complicato. Ma una volta che il fuoco aveva iniziato a bruciare, i falò cominciavano a portare gioia a tutti i festaioli. Erano circondati da feste, canti, danze e salti sul fuoco, che dovevano irrobustire i temerari e garantire loro salute e successo. Durante queste acrobazie, i giovani erano osservati anche da ragazze che cercavano i ragazzi più interessanti.
Già il giorno prima della Notte di Kupala si evitava di fare il bagno in qualsiasi specchio d’acqua per paura che alcune creature acquatiche: annegatori, arvicole d’acqua, sirene e mummie dispettose potessero trascinare in acqua i bagnanti incauti e affogarli. Fortunatamente, questa paura scompariva di notte, così come il potere di eventuali demoni. Di notte era possibile fare un bagno, addirittura consigliabile perché si riteneva che purificasse il corpo e l’anima, quindi all’imbrunire la gente si dedicava volentieri alle attività acquatiche e ai bagni.
Divinazione e magia
Gli Slavi avevano una moltitudine di credenze e rituali magici diversi. Come già detto, nella notte di Kupala molte credenze divinatorie erano legate alla vita sentimentale, come il lancio di ghirlande, il salto sul fuoco o l’evitare i bagni. Un’altra credenza di questo tipo era la raccolta di erbe, a cui venivano attribuite molte proprietà:
– alla felce venivano attribuite proprietà protettive.
– si diceva che l’erba di San Giovanni desse coraggio al padrone di casa.
– si diceva che il timo purificasse e guarisse il corpo.
– il geranio era utile per i problemi delle donne.
– il nocciolo facilitava il recupero dopo le relazioni fallite.
– l’assenzio potenziava gli effetti della magia, soprattutto durante la divinazione.
– l’achillea calmava e purificava l’anima.
– la ruta proteggeva da incantesimi e sortilegi.
La notte di San Giovanni
La Chiesa cattolica delle origini lottò duramente contro l’eliminazione dei riti slavi e pagani. Spesso incontrò una notevole resistenza e, di conseguenza, fu costretta a cambiare strategia nel tentativo di adattare i propri riti e le proprie usanze e incorporarli nei riti coltivati da tempo dalla popolazione. Si cercò così di assimilare la festa di Kupala alla figura di San Giovanni Battista, la cui festa era il 24 giugno. Così, nelle chiese si cominciò a consacrare acqua, erbe e fiori. Secondo la tradizione cristiana, fu in questa notte che San Giovanni si immerse nel Giordano e fu battezzato. In quel giorno, le ragazze gettavano ghirlande sull’acqua, in attesa che i loro futuri mariti le ripescassero, da cui il detto “Il giorno di San Giovanni, l’acqua fiorisce”. Vale la pena notare che anche nel cristianesimo l’acqua e il fuoco hanno un significato molto positivo. Di conseguenza, la Chiesa ha adottato le tradizioni slave relative a questa festa, spostando solo la notte di Kupala, che va dal 21 al 22 giugno, alla notte tra il 23 e il 24 giugno, iscrivendo la figura di San Giovanni e celebrando ogni tipo di fertilità naturale, che raggiunge la sua maturità e abbondanza in quel periodo dell’anno.
Oggi
Da molti anni si nota un notevole ritorno alle tradizioni slave, cercando di ricreare tali rituali, anche in contrasto con la Chiesa cattolica. Non è nostro scopo promuovere questo tipo di attività, ma vale la pena sottolineare l’aspetto piacevole e spettacolare di questa festa, che oggi funge spesso da pretesto o da concetto per eventi di ogni tipo che aprono la stagione estiva.
Autore: Adriana Fontanarosa
Basato su:
https://www.naszeszlaki.pl/archives/41398
https://www.polskatradycja.pl/folklor/swieta/letnie/noc-swietojanska.html
https://www.ekokalendarz.pl/noc-kupaly/
https://www.focus.pl/artykul/noc-swietojanska-zwyczaje-i-tradycje-jaka-jest-historia-tego-swieta
https://www.polskieradio.pl/39/156/artykul/1462991,noc-kupaly-swieto-ognia-i-plodnosci
https://misyjne.pl/noc-kupaly-czy-noc-swietojanska/
Immagine: wikipedia.org